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29/10/2011
Conferenza del Prof. Lucio Romano




Sabato 29 ottobre abbiamo avuto l’onore di una amichevole visita del Prof. Lucio Romano, specialista in Ginecologia e Ostetricia e in Fisiopatologia della Riproduzione Umana ed Educazione Demografica, co-presidente dell’Associazione Scienza & Vita, che si è, da lunghi anni, dedicato alla coniugazione tra scienza ed etica, in un contesto sociale e politico spesso poco attento al valore dell’essere umano e della vita.

“Non può esistere un uomo di scienza che non si fa carico anche di una riflessione etica”. (Da una sua dichiarazione).


Durante l’incontro tenuto nella nostra sala capitolare, il professore ha condiviso con noi alcune problematiche attuali legate alla bio-etica e ci ha delucidato su alcuni aspetti del manifesto di Scienza & Vita:

Scienza e cura della vita: educazione alla democrazia.


Ci ha parlato in particolare del rapporto tra la dimensione bio-etica e la dimensione bio-politica che sono strettamente collegate poiché è necessaria alla bioetica una ricaduta normativa.

Bio-etica è lo studio sistematico della condotta umana nell’ambito delle scienze della Vita e della Salute esaminate alla luce dei principi e valori morali.

È possibile risolvere i problemi del fine vita, per esempio, solamente facendo una riflessione di ordine bio-etico? È possibile risolvere il problema di inizio vita (ad esempio gli embrioni crio-conservati abbandonati od orfani) solo restando nel campo della bio-etica? Certamente no. Si richiede che un Parlamento intervenga, che legiferi e che quindi vada a normare determinati comportamenti.

“Un’autentica democrazia non è solo il risultato di un rispetto formale di regole ma il frutto della convinta accettazione dei valori che ispirano le procedure democratiche. La dignità di ogni persona umana, il rispetto dei diritti dell’uomo, l’assunzione del bene comune come fine e criterio della vita politica.” (Dottrina Sociale della Chiesa n. 407).


La dimensione bio-politica non è dimensione di una riflessione propria agli addetti ai lavori in ambito biologico, filosofico, biomedico, ma corrisponde alla perfetta esigenza di conoscenza, di consapevolezza e di decisione da parte del cittadino perché i temi della vita camminano di pari passo per importanza e rappresentazione mediatica e legislativa con i temi dell’economia.

Il rapporto tra bioetica e biopolitica è un rapporto diretto.


Posso dire che un embrione abbia una sua dignità, che un soggetto nella fase terminale della vita ha una sua dignità propria (al di là o meno della gravità dello stato di malattia), ma se non c’è una norma legislativa che vada a tutelare nella prassi questa dignità, non avrebbe più senso perché ci ritroveremmo con alcune correnti di pensiero per le quali la dignità umana va rispettata nella fase terminale sopprimendo la stessa vita.

Il termine “dignità” infatti può essere usato sia da coloro che sono per esempio a favore dell’eutanasia, sia da coloro che sono contro l’eutanasia.

I primi intendono la dignità umana come funzione dell’attribuzione di una qualità, cioè la dignità è un valore successivo al riconoscimento o meno di una qualità: il comatoso, l’embrione, il feto, il bambino sano o malato, hanno una scarsa qualità di vita in ragione della quale la loro vita non è degna di essere vissuta. Quindi la dignità che si attribuisce o meno è in funzione di una qualità, una qualità non ontologica ma che viene desunta dalle capacità relazionali. L’embrione non è in grado di relazionarsi, il feto non è in grado di relazionarsi in maniera completa, ecc. Dunque non sono agenti morali. Non sono in grado infatti di poter riconoscere ciò che è bene e ciò che non lo è, ciò che è giusto e ciò che non è giusto, e per questo non si riconosce loro lo statuto di persone umane. Dunque: scarsa qualità di vita, non sono padroni di una vita di qualità, di conseguenza se ne può fare anche a meno.

Dunque per i fautori dell’eutanasia la dignità non è un valore proprio della persona ma un valore attribuito.

Ma tutto questo è in contraddizione con il Diritto il cui fondamento è la tutela del più debole. Chi è forte si fa valere, il Diritto nasce per tutelare il più debole.

Dunque c’è già qui un aggancio con il bio-diritto e la bio-politica.

La visione antropologica secondo verità dice che ogni soggetto umano ha una qualità in sé, in quanto essere umano. Ontologicamente ha questa qualità al di là della sua rappresentazione esterna: stato di salute, di malattia, contingente vulnerabilità fisica ecc. Dunque ogni soggetto è degno di vivere al di là di quella che sia la sua condizione. Siamo tutti ugualmente soggetti vulnerabili e secondo questa visione della dignità umana non c’è più il più forte o il più debole, siamo tutti ugualmente degni di vivere.


La riflessione del prof. Lucio Romano è continuata sviluppando questo interessantissimo tema e sottolineando anche la grande importanza che riveste la recentissima sentenza della Corte di Giustizia Europea che dice: “Non può essere assolutamente brevettata alcuna procedura che porti alla soppressione dell’embrione perché l’embrione ha una sua intrinseca dignità”. Con questa sentenza abbiamo il riconoscimento della tutela giuridica dell’embrione.


Per approfondire questi temi e l’attività dell’Associazione Scienza & Vita si può visitare il sito:

www.scienzaevita.org


Siamo grate al prof. Romano per il tempo che così amabilmente ci ha dedicato rendendoci più consapevoli dell’urgenza e dell’importanza di tali problematiche che ci riguardano tutti e per le quali siamo tutti invitati ad aprire il cuore e la mente.



 





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