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31/08/2014
Incontro con Saaman Daoud




Oggi abbiamo incontrato Samaan Daoud, un cristiano di Damasco che recentemente ha partecipato al meeting di Rimini. Lo ha accompagnato la nostra amica Fiorenza che lo ha conosciuto grazie al blog ORA PRO SIRIA ( http://oraprosiria.blogspot.it/ ) di cui lei è responsabile e che è nato dal desiderio di dare una informazione veritiera – a differenza di quella che offrono i mass-media – su quanto accade in Siria.

Samaan faceva la guida turistica nei pellegrinaggi che fino ad alcuni anni fa potevano essere organizzati per visitare la Siria e i suoi luoghi santi, testimoni delle primissime comunità cristiane risalenti ai primi anni dopo la morte e risurrezione di Cristo.

Oggi, a causa della guerra, non può più svolgere questa attività e si sta occupando della traduzione in arabo di alcune pubblicazioni legate al mondo salesiano oltre che di mantenere contatti con associazioni che si occupano della Siria e rendersi disponibile per dare la propria testimonianza su quanto sta avvenendo nel suo paese.

“È il tempo di vivere la croce con gioia – ci ha detto Samaan – una grande gioia. È un tempo di martiri: martire è chi vuole vivere autenticamente il suo essere cristiano. Il caos attuale della Siria ultimamente sta producendo una adesione più grande alla Chiesa: c’è un approfondimento della fede”.

Samaan ci ha parlato anche però della tristezza e della rassegnazione che esiste soprattutto tra i giovani. C’è bisogno di testimoni che affermino che anche attraverso il male della persecuzione Dio può trarre il bene. È quanto hanno dimostrato ad esempio i martiri contemporanei della fede: a Malhoula tre giovani sono stati uccisi perché non hanno voluto convertirsi all’Islam. I loro assassini sono esponenti dell’Islam politico, cioè fanatici che vogliono eliminare chiunque non la pensi come loro.

Oggi Aleppo, che fino a poco tempo fa era il centro industriale della Siria, è stata totalmente distrutta dai terroristi penetrati dalla Turchia e le industrie sono state derubate dei loro macchinari trasferiti in Turchia. Questo provoca una grande difficoltà di prospettive per il futuro. Samaan stesso ha dovuto fuggire da Aleppo e trasferirsi a Damasco a causa dei bombardamenti sul suo quartiere.

La rivoluzione in Siria – così come tutte le varie “primavere arabe” – non è stata messa in atto dai siriani, ma da gente venuta da altre nazioni per fare la “jihad”. Costoro sono finanziati da fanatici islamici presenti soprattutto nei paesi arabi del golfo, determinati fondamentalmente da interessi economici.

A Malhoula sono entrati nella città e l’hanno devastata: la prima cosa che hanno distrutto sono state le croci. Saaman stesso ha vissuto la drammaticità di un attacco in questa città dove si era recato per accompagnare un giornalista al santuario dove ancora viveva un gruppo di monache. Sotto i bombardamenti e il fuoco dei cecchini le monache continuavano a pregare nella chiesa.

Secondo Samaan di fronte ai mussulmani non si può essere ingenuamente buonisti: questi estremisti islamici sono educati fin da piccoli ad una cultura demoniaca, dove non esiste il rispetto della persona. L’Islam non è tutto estremismo: per secoli cristiani e mussulmani (per es. i Drusi) hanno convissuto pacificamente. La soluzione per il medio oriente potrebbe darsi chiudendo le frontiere con la Turchia (il ruolo della Turchia è fondamentalmente quello dell’Islam politico, in cui gli stessi paesi occidentali sono implicati con interessi economici), impedire che gli Emirati Arabi sovvenzionino i combattimenti, non affamare la popolazione con l’embargo, giungere a soluzioni di riconciliazione e di perdono, accettare l’altro, far capire che l’altro, come me, ha diritto di vivere.


 





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