Giubileo 2025 – La nostra Chiesa è un luogo giubilare

Il 31 dicembre, festa della Santa Famiglia, si apre in tutte le Diocesi del mondo l’anno giubilare. Il nostro Vescovo Mons. Orazio Francesco Piazza ha dichiarato – in quest’anno in cui ricorre anche il nostro 150° anniversario di fondazione – la nostra chiesa monastica luogo giubilare.

La nostra chiesa, luogo giubilare

Questo significa che, per chi verrà a visitare la nostra chiesa, sarà possibile conseguire i benefici spirituali connessi all’indulgenza giubilare.

Nel decreto pubblicato sul sito della nostra diocesi si legge:

“Il Santo Padre ha indicato l’importanza di valorizzare anche a livello locale altri luoghi – oltre alle porte sante e alle chiese Giubilari in Roma – che possano accogliere con piena partecipazione sia l’annuncio della speranza della grazia di Dio sia i segni che ne attestano l’efficacia”

la porta di ingresso della nostra chiesa con cartello: Chiesa Giubilare

Cos’è il Giubileo

Le origini del Giubileo si ricollegano all’antico Testamento. La legge di Mosé aveva fissato per il popolo ebraico, ogni 50 anni, un anno particolare, la cui celebrazione comportava, tra l’altro, la restituzione delle terre agli antichi proprietari, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi e il riposo della terra. La tromba con cui si è annunciava questo anno particolare era un corno d’ariete, che in ebraico si dice: “Yobel”, da cui deriva la parola “Giubileo”.

Tutto questo trova il suo compimento in Gesù che, nella sinagoga di Nazareth, si presenta proprio come Colui che è venuto “a portare ai poveri lieto annuncio, a proclamare prigionieri la liberazione e ai ciechi da vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del signore” (Lc 4,18-19), cioè il vero ristabilimento della giustizia attraverso la riconciliazione dell’umanità con Dio in Cristo.

Cosa significa per noi oggi

Per noi cristiani quindi al centro dell’anno giubilare c’è Cristo, portatore di vita e di salvezza all’umanità. È un tempo in cui tornare a volgere a Lui il nostro sguardo per accogliere in profondità la sua Parola. È un anno di remissione dei peccati e delle pene, di riconciliazione tra i nemici, di conversione e penitenza sacramentali e, di conseguenza, di solidarietà, di speranza, di giustizia, di impegno al servizio di Dio nella gioia nella pace con i fratelli.

In realtà la vita cristiana dovrebbe sempre essere così: una vita alimentata dei sacramenti, fatta di perdono, conversione, servizio. Tuttavia sono pochi quelli che raggiungono questa virtù. L’ anno giubilare vuole essere per ogni cristiano, un momento forte in cui tornare a quello che la vita dovrebbe essere sempre: all’autenticità della propria vocazione, alla grazia del proprio battesimo, al desiderio vero del cuore: un tempo in cui ricevere il perdono di Dio per le nostre infedeltà e riprendere con più vigore il cammino della conversione.

L’indulgenza

Tutto questo avviene in modo particolare attraverso la grazia propria del Giubileo che è l’indulgenza. Noi abbiamo ricevuto il dono speciale che la nostra chiesa sia, in questo anno, chiesa giubilare in cui è possibile ottenere questa grazia. Il dono dell’indulgenza è sempre legato ad un cambiamento reale di vita. Generalmente la possibilità di lucrare l’indulgenza comporta un pellegrinaggio fisico. Questo pellegrinaggio esteriore indica un lavoro reale e profondo sulla propria colpa, è il cammino della conversione che ha come punto di partenza una reale contrizione per i nostri peccati.

Ma in cosa consiste la contrizione? Essa non è un ripiegamento su di sé ma è quel dolore che nasce dalla consapevolezza di tradire l’amore di Dio, non in modo generico, ma avendo bene in mente come e dove. Nella misura in cui noi non ci sottrarremo allo sguardo di Gesù – che ferisce risana – il nostro esame di coscienza sarà sempre meno un moralismo o una “lista” dei peccati e sempre più un reale dolore per la nostra durezza di cuore. Allora nascerà in noi il desiderio di intraprendere il nostro pellegrinaggio interiore, il cammino della penitenza, che è quello che, dalla propria miseria, porta alla conoscenza di Dio.

L’indulgenza non è una pratica privata, ma una pratica di comunione che parte dal grido di salvezza del nostro cuore contrito per i propri peccati e si dilata fino a renderci parte di quella comunione dei santi che supera i limiti stessi della morte. Sappiamo infatti che l’indulgenza non è un dono solo per noi stessi, ma che possiamo comunicare questa grazia ad altri, alle anime dei defunti.

Affidiamo quest’anno giubilare alla Santa Famiglia, perché sia anche per noi un cammino interiore che ci porti a conoscere più profondamente Cristo, nostro Redentore.