Le Antifone “O”
Nei giorni della Novena di Natale – dal 17 al 23 dicembre – la liturgia ci fa cantare al canto vespertino del Magnificat sette antifone molto antiche, dette antifone maggiori o antifone “O” per il fatto che ciascuna di esse inizia con un’invocazione – “O” – rivolta al Signore Gesù.
La loro origine è molto antica. Risalgono al tempo di papa Gregorio Magno, attorno al 600 (Sono indicate nel Liber responsorialis sive antiphonarius, come antifone al cantico evangelico del Magnificat per i vespri dei sette giorni precedenti il Natale (in PL 78, 740 o 732D-733A). Queste antifone gregoriane sono dei veri e propri capolavori capaci di accompagnare e nutrire la nostra preghiera e il nostro desiderio nell’attesa del Natale. Se infatti già prese singolarmente sono brevi preghiere intrise di Sacra Scrittura e di fede, considerate nel loro insieme rivelano una struttura sia testuale che melodica per nulla casuale: sono sette invocazioni che noi rivolgiamo al Signore, ma nell’insieme nascondono già la Sua risposta.
Ogni antifona ha la medesima struttura:
- Si invoca il Signore Gesù con un particolare titolo messianico
- Si dà una spiegazione di quel particolare titolo
- Si formula una domanda
Il punto cardine, il perno centrale su cui ruota questa struttura è sempre la parola “VENI” (Vieni!), che la melodia gregoriana sottolinea isolandola, esprimendo con due semplici note accorate tutta la forza del nostro desiderio e bisogno di Gesù.
Per sette giorni noi chiameremo il Signore cantando:
- O Sapientia … Veni…
- O Adonai … Veni …
- O Radix … Veni …
- O Clavis David … Veni …
- O Oriens … Veni …
- O Rex gentium … Veni …
- O Emmanuel … Veni …
E, mentre noi preghiamo così, già si forma la Sua risposta che sarà completa nel settimo giorno. Per conoscerla è sufficiente leggere come un acrostico le iniziali dei sette appellativi iniziali in senso contrario:
S-A-R-C-O-R-E forma così in latino la frase ERO CRAS, cioè “(ci) Sarò domani”.
17 dicembre: O SAPIENTIA
O SAPIENTIA, quae ex ore Altissimi prodiisti,
attingens a fine usque ad finem fortiter suaviterque disponens omnia:
veni ad docendum nos viam prudentiae.
O Sapienza, che uscisti dalla bocca dell’Altissimo (Sir 24, 5), ti estendi da un estremo all’altro e tutto disponi con forza e dolcezza (Sap 8, 1):
vieni a insegnarci la via della saggezza (Proverbi 9, 6)
18 dicembre: O ADONAI
O ADONAI, dux domus Israel,
qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti, et in Sina legem dedisti:
veni ad redimendum nos in brachio extenso.
O Signore (“Adonai” in Es 6, 2 Vulgata), guida della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nel fuoco di fiamma del roveto (Es 3, 2) e sul monte Sinai gli hai dato la legge (Es 20):
vieni a redimerci con braccio potente (Es 15, 12-13)
19 dicembre: O RADIX
O RADIX Iesse, qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum, quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos, iam noli tardare.
O Germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli (Is 11, 10), tacciono davanti a te i re della terra (Is 52, 15) e le nazioni ti invocano:
vieni a liberarci, non tardare (Abc 2, 3).
20 dicembre: O CLAVIS
O CLAVIS David et sceptrum domus Israel,
qui aperis, et nemo claudit; claudis, et nemo aperit:
veni et educ vinctum de domo carceris, sedentem in tenebris et umbra mortis.
O Chiave di Davide (Is 22, 22) e scettro della casa d’Israele (Gn 49, 10), che apri e nessuno chiude; chiudi e nessuno apre:
vieni e strappa dal carcere l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte (Sl107, 10.14).
21 dicembre: O ORIENS
SOLSTIZIO D’INVERNO (cioè il giorno più breve di tutto l’anno)
O ORIENS, splendor lucis aeternae et sol iustitiae:
veni et illumina sedentem in tenebris et umbra mortis.
O Astro che sorgi (Zac 3, 8; Ger 23, 5), splendore della luce eterna (Sap 7, 26) e sole di giustizia (Ml 3, 20):
vieni e illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte (Is 9, 1; Lc 1, 79).
22 dicembre: O REX
O REX gentium et desideratus earum,
lapis angularis qui facis utraque unum:
veni et salva hominem quem de limo formasti.
O Re delle genti (Ger10, 7) e da esse desiderato (Ag 2, 7), pietra angolare (Is 28, 16) che fai dei due uno (Ef 2, 14):
vieni, e salva l’uomo che hai formato dalla terra (Gn 2, 7).
23 dicembre: O EMMANUEL
O EMMANUEL, rex et legifer noster,
expectatio gentium et salvator earum:
veni ad salvandum nos, Dominus Deus noster.
O Emmanuele (Is 7, 14), re e legislatore nostro (Is 33, 22), speranza e salvezza dei popoli (Gn 49, 10; Gv 4, 42):
vieni a salvarci, o Signore nostro Dio (Is37, 20).
Osservando la distribuzione dei testi si può notare che possono essere divisi in due gruppi: da Sapientia a Clavis e da Oriens a Emmanuel. Le due antifone centrali, IV e V giorno, terminano entrambe con la frase “giace nelle tenebre e nell’ombra di morte” proprio nel momento dell’anno in cui la notte è più lunga.
Per chi poi non fosse stato attento, la stessa risposta verrà ripetuta dalla liturgia della vigilia di Natale. Le Antifone Maggiori, come abbiamo detto, terminano ai vespri del 23 dicembre, il giorno seguente, infatti, celebreremo già i primi vespri del Natale e alla nostra invocazione ripetuta in tutta la novena – “Veni” – la liturgia risponderà con le parole profetiche di Iacaziel a Giosafat (2Cr 20, 15-17) nel responsorio: “O Giuda e Gerusalemme, non temete. Domani uscirete e il Signore sarà con voi”.