Le quattro Tempora

All’inizio di ogni stagione o al chiudersi di quella precedente la Chiesa da secoli ha seguito l’usanza di offrire a Dio le primizie e con esse anche le primizie del nostro cuore: digiuno ed elemosina. Nei suoi sermoni S. Leone Magno scrive: “È molto conveniente che dopo aver goduto dell’abbondanza del raccolto, offriamo al Signore quasi una santa libazione di astinenza”[1].

L’istituzione di queste celebrazioni di digiuno, offerta, ringraziamento e preghiera è attribuita a papa Callisto I (III sec.) che circoscrisse i tradizionali digiuni settimanali (ogni mercoledì, venerdì e sabato) alle sole ferie della mietitura (all’inizio dell’estate), della vendemmia (all’inizio dell’autunno, la settimana prima dell’equinozio) e della raccolta delle olive (nella settimana prima del solstizio d’inverno). In ultimo furono aggiunte anche le Tempora di primavera (nella prima settimana di quaresima) e Papa Gelasio (V secolo) stabilì che in questi giorni si facessero anche le ordinazioni dei sacerdoti. Perciò il mercoledì e il venerdì, si faceva la statio con la lettura comunitaria di testi sacri e la celebrazione eucaristica; nella notte tra il sabato e la domenica si celebrava una lunga veglia seguita all’alba dalla S. Messa con le ordinazioni sacerdotali. Quando le vigilie e l’eucaristia furono anticipate durante la giornata del sabato, fu necessario celebrare una S. Messa anche la domenica i testi furono presi da una delle ferie delle tempora.

Si vennero così a creare le celebrazioni e i digiuni delle Quattro Tempora con due intenzioni particolari: offrire a Dio le primizie di ogni stagione e chiedere il dono di ministri secondo la Sua volontà. Così si pregava:

“Degnati perciò di accettare a gloria Tua, ad esaltazione della Tua Chiesa e per la santificazione delle nostre anime il sacrificio del nostro spirito per mezzo della preghiera, e il sacrificio del nostro corpo per mezzo del digiuno che Ti offriamo in queste tempora.
Accettalo, Signore, in ringraziamento di tanti benefici che abbiamo ricevuto da Te e dei quali ci riconosciamo immeritevoli.
Accettalo in penitenza delle nostre colpe passate, delle quali Ti chiediamo umilmente perdono.
Con questo santo digiuno che indebolisce la carne, indebolisci, Ti prego, gli sforzi del demonio contro di noi e fortificaci nel vostro santo servizio.
Elevaci e uniscici tutti inseparabilmente a Te per mezzo della preghiera, moltiplicando sopra di noi le Tue grazie e le Tue benedizioni.
E poiché spetta principalmente ai Tuoi ministri l’ottenerci queste benedizioni, donaci, per Tua bontà, uomini secondo il Tuo cuore, che si applichino unicamente a conoscere e ad adempiere la Tua santa volontà”.

E oggi?

Oggi, nelle nostre società sempre meno legate al lavoro agricolo e al contatto con la terra e le sue stagioni, la celebrazione delle Quattro Tempora è sconosciuta a molti. Tuttavia anche oggi la forma ordinaria del Rito Romano prevede che l’inizio delle quattro stagioni possa essere ricordato il mercoledì, il venerdì e il sabato dopo la III domenica di Avvento (Inverno), dopo la III domenica di Quaresima (Primavera), dopo la domenica della SS. Trinità (Estate), dopo la III domenica di settembre (Autunno).

La Chiesa infatti suggerisce che “La tradizione delle «Quattro Tempora», originariamente legata alla santificazione del tempo nelle quattro stagioni, può essere opportunamente ravvivata con momenti di preghiera e di riflessione. Mettendo in rilievo il mistero di Cristo nel tempo, la comunità cristiana invoca e ringrazia la provvidenza del Padre per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo”[2].

Ad ogni stagione corrisponde l’offerta dei segni delle primizie:

  • dell’olio in Inverno;
  • dei fiori in Primavera;
  • delle spighe di grano in Estate;
  • dell’uva in Autunno.

Con questa preghiera che si aggiunge alla presentazione del pane e del vino:

Sii benedetto, Dio onnipotente, creatore del cielo e della terra: noi riconosciamo la tua gloria negli immensi spazi stellari e nel più piccolo germe di vita che prorompe dal grembo della terra. Nelle vicende e nei ritmi della natura tu continui l’opera della creazione. La tua provvidenza senza limiti si estende alle grandi ere cosmiche e al breve volgere dei giorni, dei mesi e degli anni. Ai figli dell’uomo, fatti a tua immagine e rigenerati in Cristo a vita nuova, tu affidi le meraviglie dell’universo e doni loro il tuo Spirito, perché fedeli interpreti del tuo disegno di amore, ne rivelino le potenzialità nascoste e ne custodiscano la sapiente armonia per il bene di tutti.

Stendi su di noi la tua mano, o Padre, perché possiamo attuare un vero progresso nella giustizia e nella fraternità, senza mai presumere delle nostre forze. Insegnaci a governare nel rispetto dell’uomo e del creato gli strumenti della scienza e della tecnica e a condividere i frutti della terra e del lavoro con i piccoli e i poveri. Veglia su questa casa comune, perché non si ripetano per colpa nostra le catastrofi della natura e della storia.

Accogli con il pane e il vino per la santa Eucaristia, l’offerta votiva … [dell’olio o dei fiori o delle spighe di grano o dei grappoli d’uva] segno e primizia della stagione [invernale o primaverile o estiva o autunnale]. Concedi a tutti i tuoi figli di godere della tua continua protezione e fa’ che la società del nostro tempo si apra verso orizzonti di vera civiltà in Cristo uomo nuovo.

 

[1] S. Leone Magno, Sermone III De Ieiunium mensis

[2] Benedizionale romano del 1992, nn. 1814 – 1816