Testo:
Misericordia Domini plena est terra, alleluia: verbo Domini coeli firmati sunt, alleuia, alleluia. (Sl 32, 5.6)
Traduzione:
La terra è piena della misericordia del Signore, alleluja. Dalla parola del Signore furono fissati i cieli, alleluja, alleluja.
Commento tra testo e musica:
Il testo di questo introito da un lato sembra richiamare l’inizio della Genesi: “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. […] Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento”[1]. Il fatto che venga collocato nel tempo pasquale può significare la Risurrezione come nuova creazione.
Anche dal punto di vista musicale viene fatto questo accostamento, infatti Misericordia è in IV modo come Resurrexi e lo richiama: pochi suoni, e numerose tristrophae[2] sul Fa che danno un forte senso di stabilità. La melodia dunque collega i due testi: la Risurrezione e la presenza del Risorto tra noi dopo la Pasqua sono manifestazione dell’amore del Padre. La forza della Risurrezione si manifesta come misericordia del Signore che riempie la terra e i cieli per una vera e propria ri-creazione.
L’introito Misericordia, in origine, veniva cantato nella domenica che seguiva l’Ottava di Pasqua (quella che noi oggi chiamiamo III domenica di Pasqua). Proseguivano in queste domeniche le catechesi mistagogiche[3], ma mentre l’introito Quasi modo si rivolgeva in particolare ai neofiti, l’introito Misericordia parla anche a tutti coloro che, già illuminati nel Battesimo, tuttavia sempre di nuovo sperimentano la propria miseria e il bisogno della Misericordia di Dio che si apre a noi nel sacramento della Riconciliazione, un nuovo “lavacro” in cui il cristiano – imperfetto, infirmus, cioè fragile, malfermo – può ritrovare la perfezione battesimale.
In questo contesto il verbo “firmati sunt”[4] può essere letto proprio come la forza della Parola di Dio capace di rendere firmus (saldo, stabile, sicuro) chi, a causa del peccato, era diventato infirmus (fragile, instabile, infermo, malfermo).
Agostino commenta proprio in questo senso i versetti che costituiscono il testo dell’introito: la misericordia di Dio è stata donata gratuitamente e riempie la terra perché l’annuncio del Vangelo e della salvezza è arrivato ovunque. Tuttavia la libertà dell’uomo può anche non accoglierla. Come la terra è piena della miseria dell’uomo, così sovrabbonda la misericordia di Dio. Agostino inizialmente vede nei “cieli” da un lato le potenze angeliche, ma anche i santi apostoli, annunziatori della parola della verità, che ci raggiunge come pioggia che irrora la terra, perché la Chiesa si diffonda nel mondo. Grazie al loro annuncio la misericordia di Dio ha riempito la terra, ma quale annuncio? Il perdono dei peccati. L’attenzione allora si sposta su “firmati sunt”, e con un gioco di parole si domanda: come questi uomini “infermi” sono stati rafforzati, tanto da attraversare prove – che Dio manda per educarci a sperare in lui e non nelle sicurezze temporali – e riempire la terra? “Tu mandi i deboli in mezzo ai crudeli? Li mando – dice – perché divengano cieli ed irrorino la terra. Come possono uomini infermi diventare cieli? Ma dallo Spirito della Sua bocca ogni loro virtù. Attraverso lo Spirito di Cristo”.[5]
È interessante perciò che questa domenica sia detta “Domenica del Buon Pastore” e nel medioevo già fosse dedicata ai sacerdoti e ai vescovi e chiamata perciò “Domenica dei Pastori”. Essi infatti devono imitare in modo particolare Cristo. Attraverso il loro insegnamento e i sacramenti che amministrano, infatti, continua ad operare la Misericordia del Cristo Risorto e presente nella sua Chiesa.
Una bella immagine che rispecchia l’introito e la domenica del Buon Pastore, è un mosaico che si trova nel mausoleo di Galla Placidia (V sec.). Cristo è rappresentato come Buon Pastore in mezzo al suo gregge. Si trova su un prato verde (i pascoli erbosi su cui il Signore ci fa riposare) e si vedono anche alcune rocce (che possiamo intendere come la roccia della misericordia che rende stabile la terra e i cieli). Tiene in mano la croce, vessillo e vincastro con cui guida il gregge; sta pascendo le pecore a lui più vicine, ma con lo sguardo cerca la pecorella smarrita, che si è allontanata da lui. Sulle volte a botte di questo mausoleo si stende un bellissimo cielo blu stellato, che ricorda quei cieli che la misericordia del Signore rende stabili. È qui un riferimento al Paradiso, la meta cui ci fa guardare anche la colletta del giorno:
“Dio onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso della gioia eterna, perché l’umile gregge dei tuoi fedeli giunga con sicurezza accanto a te, dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore”.
[1] Gen 1,2.6-7
[2] Gruppi di tre note consecutive all’unisono (cerchiati nello spartito).
[3] Cioè in cui venivano spiegati i sacramenti.
[4] Questo verbo non può essere ri dotto ad un semplice “fare” o “creare” come invece riporta la versione ebraica e la traduzione CEI 1974, che usiamo per l’Ufficio.
[5] S. Agostino, Esposizione sui Salmi – Salmo 65.