Testo:
Cantate Domino canticum novum, alleluia: quia mirabilia fecit Dominus, alleluia: ante conspectum Gentium revelavit justiam suam, alleluia, alleluia, alleluia (Sl 97, 2-3).
Traduzione:
Cantate al Signore un canto nuovo, alleluia, perché ha fatto cose mirabili, alleluia; al cospetto della Genti ha rivelato la sua giustizia, alleluia, alleluia, alleluia.
Commento tra testo e musica:
Il Salmo 97 torna più volte nel corso dell’Anno liturgico e, in particolare nel tempo di Natale. Là l’invito a cantare sembra scaturire proprio dall’annuncio della nascita del Salvatore. Nella V Domenica di Pasqua queste parole invitano ad un’apertura al mondo: l’invito al canto gioioso non è rivolto ai fedeli che contemplano la nascita del Salvatore, ma si apre oltre i confini stessi della Chiesa. È un invito al giubilo per tutti e, infatti, come dice Guglielmo di Auxerre, “si invita a gioire e, in modo particolare, coloro che ancora non credono”. Il Canto pasquale si fa strumento di evangelizzazione universale.
L’introito di oggi esprime questa espansione dell’annuncio tramite le numerose ripercussioni che amplificano specialmente l’ultima frase. Così pure si può notare che l’ultimo alleluja è lo stesso già ascoltato nel Communio Pascha nostrum e nell’Introito Quasi modo, ma mentre nel primo caso (la notte della Veglia di Pasqua) sulla sillaba -le- troviamo una sola nota, nel secondo (la seconda domenica) la stessa nota è ripetuta due volte e la terza volta (in questa V domenica) tre, come a voler far risuonare sempre più lontano l’annuncio della risurrezione.
Il testo si compone di tre frasi:
- La prima frase ci dà un imperativo: cantate al Signore! Sottolineando il destinatario del canto.
- La seconda frase ce ne dice il motivo: ha fatto meraviglie. E sottolinea il soggetto dell’azione.
- La terza frase specifica quali siano queste “meraviglie”: ha rivelato la sua giustizia davanti alle Genti. È quest’ultima frase il vero punto focale dell’introito.
L’espressione “mirabilia” ricorre spesso nel Salterio: il canto dell’uomo scaturisce dalle cose meravigliose compiute dal Signore. Dio accompagna l’umanità con segni che si manifestano nella storia dell’uomo come cose mirabili e il canto vuole essere la risposta all’amore di Dio.
I Padri sottolineano molto questo significato salvifico del canto: Girolamo, ad esempio, dice che il canto nuovo è il Figlio di Dio crocifisso, e che le meraviglie che cantiamo non sono tanto i prodigi che ha compiuto quanto il fatto che è morto come uomo affinché noi avessimo la vita. Ha sofferto come uomo, ma ha salvato come Dio.
Agostino riprende quest’intuizione e dice che il canto nuovo è il canto dei redenti, dell’uomo nuovo rinato in Cristo per cui che si può cantare solo nella comunione della Chiesa. La vera meraviglia è stata la nostra liberazione dal peccato e la giustizia che è stata rivelata è lo stesso Gesù.
Bernardo scriveva: “Tre cose mirabili ha fatto il Signore nella sua incarnazione. La prima che una Vergine fosse madre, la seconda che Dio si facesse uomo e la terza che l’uomo carnale potesse credere le cose annunziate”. Tra le mirabilia, dunque, ci siamo anche noi e proprio la terza meraviglia si comprende alla luce della Grazia battesimale: “che l’uomo carnale potesse credere le cose annunziate”, credere nel Vangelo, in quelle “cose annunziate”, rivelate dal Figlio di Dio che, nelle letture di questa domenica, i credenti sono invitati a far conoscere a tutte le Genti.
Il legame con il Natale è richiamato anche dalla melodia gregoriana, in VI modo: infatti il medesimo motivo dell’alleluja, di cui si diceva sopra, risuona identico nell’introito Hodie della Vigilia di Natale sulle parole et salvabit nos. A Natale risuona come promessa, “e ci salverà”; a Pasqua la promessa si compie e da questo compimento scaturisce l’alleluja, il canto nuovo, la vita nuova della grazia che si diffonde e si perpetua nei sacramenti.
La nuova vita nella grazia comporta però una conversione profonda che ci è richiamata dal communio previsto per questa domenica: “quando sarà venuto il Paraclito, lo Spirito di verità, accuserà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio”; lo Spirito ci aiuta a riconoscere la verità di noi stessi per poter cantare una parola di verità anche per tutto il mondo.