Testo:
Quasi modo geniti infantes, alleluja: rationabiles, sine dolo lac concupiscite, alleluja, alleluja, alleluja. (1 Pt 2,2)
Traduzione:
Come bambini appena nati, alleluia, da esseri spirituali, senza inganno desiderate ardentemente il latte, alleluia, alleluia, alleluia.
Commento tra testo e musica:
Tutta l’Ottava di Pasqua era dedicata alle catechesi post-battesimali per quanti avevano ricevuto i sacramenti dell’iniziazione nella Veglia di Pasqua, per perfezionare la loro formazione cristiana. Per tutta questa prima settimana essi indossavano le vesti bianche ricevute nel battesimo fino alla domenica successiva, che per questo era anche chiamata “in albis depositis” (Domenica della deposizione delle “albe”, cioè le vesti bianche).
Gli introiti dell’Ottava ci fanno fare un percorso di introduzione alla realtà del Battesimo. S. Agostino – nel Discorso 228,1 – parla dei neofiti[1] usando il termine infantes: “Di questi giorni i primi sette o otto sono riservati ai sacramenti dei neofiti (infantes). Costoro fino a poco tempo fa, si chiamavano competenti (competentes); ora si chiamano neofiti. Si chiamavano competenti perché “chiedendo” (petendo), bussavano alle viscere materne per venire alla luce. Ora si chiamano neofiti, perché ormai sono nati a Cristo, mentre prima erano nati al secolo”. L’introito di questa II domenica di Pasqua, che chiude l’Ottava, si rivolge, dunque, direttamente ai “neofiti” e riprende le parole di S. Pietro.
Agostino riferendosi a questi giorni scrive: “gli otto giorni dei Neofiti siano celebrati in modo distinto da tutti gli altri, cioè in modo che l’ottavo canti assieme al primo”. Il gregoriano sottolinea quest’unità inserendo nell’introito un richiamo alla Pasqua: ripete infatti due volte lo stesso alleluja che si trova anche nell’antifona per la comunione della Veglia pasquale “Pascha nostrum”.
L’introito è in VI modo, che è caratterizzato da un ambito melodico abbastanza ristretto, anche da un carattere sereno e luminoso. La melodia nella prima frase è semplicissima, sillabica, senza ornamentazioni, ma a partire dal primo alleluja comincia a crescere e intensificarsi quasi in un crescendo di entusiasmo e gioia per concludersi con tre alleluja in cui dominano le ripercussioni che danno un tono quasi estatico.
Al centro dell’introito compare una frase che può risultare un po’ strana tanto che alcuni la ritengono un errore del copista: “rationabiles, sine dolo lac concupiscite” laddove la Vulgata invece riporta “rationabile sine dolo lac concupiscite” riferendo evidentemente l’aggettivo rationabile al latte – un latte spirituale –, mentre il gregoriano così com’è scritto sembra riferire rationabiles ai “neonati” (in Cristo) – intendendo cioè “da esseri spirituali” (quali siete ora per il battesimo ricevuto).
Questo termine richiama direttamente “rationabile obsequium” (sacrificio spirituale) che si trova nel Canone Romano. Ratzinger ne tratta parlando della liturgia e in particolare in riferimento a quanto scrive S. Paolo nella lettera ai Romani: “offrite i vostri corpi come sacrificio spirituale santo e gradito a Dio”[2]. Per S. Paolo questo sacrificio spirituale è l’offerta della nostra vita che diventa un sacrificio gradito a Dio. Questo stesso termine, rationabile, viene ripreso nel Canone Romano quando chiediamo a Dio che accetti il nostro “sacrificio spirituale e perfetto”; si tratta di un sacrificio razionale, cioè secondo ragione, non secondo la stoltezza dei culti pagani. Questo però ha anche un significato più profondo: il sacrificio secondo ragione è il sacrificio secondo il Logos, cioè secondo il Verbo di Dio. Noi dunque preghiamo perché il Logos ci coinvolga nel Suo sacrificio, che ci renda conformi a Sé così che il suo sacrificio diventi nostro e possa essere accolto da Dio come nostro. Nell’offerta di questo sacrificio è coinvolta anche tutta la nostra vita e i nostri corpi: la nostra vita intera diventa eucaristia.
Alla luce di queste considerazioni si può capire meglio anche il legame tra questo introito e il communio Pascha nostrum, in cui si canta il sacrificio di Cristo in termini eucaristici sempre con le parole di S. Paolo “Cristo, nostra Pasqua è stato immolato, festeggiamo dunque con azzimi di sincerità e verità”[3]. È interessante anche notare come proprio sulla parola rationabiles la melodia raggiunga il punto più alto come a dire che è proprio in questo che i battezzati raggiungono la loro vera statura.
[1] I neofiti sono qui intesi come coloro che hanno ricevuto il battesimo durante la Veglia pasquale.
[2] Rm 12, 1
[3] 1Cor 5,7.8